Doppio connubio artistico quello tra Francesco Petrarca, Franz Liszt ed il pianista Giulio  De Luca con il mezzosoprano  Chiarastella Onorati; in una serata di concerto particolarmente suggestiva e fruibile.

 

Sappiamo quanto il compositore e pianista ungherese Franz Liszt  si sentisse legato all’Italia, quanto amasse  la tematica filosofica e poetica di Francesco Petrarca, forse perché entrambi lacerati da conflitti interiori VOLUPTAS DOLENTIS cioè la voglia di dolore teso alla ricerca di una religiosità illuminante; Petrarca fu seguace di Sant’Agostino e Liszt dal canto suo prese gli ordini minori divenendo canonico nella Cattedrale di Albano Laziale, esperienza  che lo porterà a comporre qualche anno dopo  il Cantico del sol di San Francesco d'Assisi, ad amare la pittura di Raffaello ad apprezzare oltre al Petrarca, anche la poetica di Dante.

 

 La serata si è ulteriormente arricchita con l’inclusione  di alcune  parafrasi da concerto da opere di Giuseppe Verdi, eseguite con grande maestria da Giulio  De Luca che ha suonato con estrema eleganza timbrica, in perfetta sintonia con la brava  Chiarastella Onorati,  un trait d'union ben riuscito, oltretutto incasellato nella particolare location  della CAMERA MUSICALE ROMANA, Sala  dell’Immacolata in Roma, che ha proposto questa serata ricca di suggestioni musicali e storiche in un concerto raffinato e culturalmente elevato.

 

Giacomo Piccoli

 

 

Inquietudine, solitudine, senso di inadeguatezza: questi gli stati d’animo evocati, sin dai primissimi istanti, dallo spettacolo “La vita secondo John Cusack” di Paola Moretti, con la regia di Pietro Dattola, che ha debuttato giovedì 7 febbraio sul palcoscenico del TEATRO TRASTEVERE di Roma.

 

La scena si apre con l’angoscioso battibecco tra un’iperprotettiva madre adottiva, abilmente interpretata da Natalìa Magni e sua figlia, una giovane donna dalla salute cagionevole e incapace di condurre una vita normale: grazie alla magnifica performance di Flavia G. de Lipsis, lo spettatore viene catapultato nel controverso oceano della psiche di una ragazza dilaniata da un’angoscia esistenziale, dalla quale tuttavia teme di allontanarsi. L’ opera, intrisa di un evidente significato simbolico, evoca il conflitto esistenziale che vede contrapporsi a una tristezza tanto rassicurante quanto logorante la prospettiva di un mare sconfinato, privo tuttavia di garanzie.

 

Madre e figlia rifiutano ogni rapporto con il mondo esterno e vivono invischiate in una relazione che riconoscono come insana e logorante, fino a quando non spunta John, un giovane spensierato e accattivante, interpretato ad arte da Leonardo Santini: sarà proprio la sua audacia nel varcare il cancello a scatenare una graduale e sofferta presa di coscienza nell’animo della fragile figlia, che si ripercuoterà inesorabilmente su una madre logorata dal non aver potuto partorire dei figli propri.

 

Lo spettacolo, nella sua totalità, è un concentrato di emozioni forti e contrastanti; è un’eloquente metafora dell’immobilismo mentale nel quale spesso si resta impantanati e dal quale si può evadere solo imparando a camminare. E non è necessario correre o affrettare i tempi: basta andare sempre un po’ più avanti, perché, un passo dopo l’altro, prima o poi il mare lo si raggiunge.

 

Vanessa Carnevale

 

 

FILOSOFIA, COLORE , ARTE NEL NUOVO SPETTACOLO DI ROBERTH ARAMBURO

 

"La vacca di molti colori" un spettacolo frontale, poetico, irriverente e pagano. Una nuova creazione del giovane coreografo Roberth Aramburo si inaugurerà in quattro uniche funzioni nella Sala Sperimentale della Compagnia Nazionale di Danza ubicata in Tubo Giallo i giorni sabato 22, domenica 23, venerdì 28 e sabato 29 di settembre ai4:00 pm con entrata libera. Tre personaggi appartenenti ad una famiglia di eremiti ed assente della società convivono in un spazio isolato dove non si è riferito mai con l'esterno. Codici ed accordi taciti segnano a questi personaggi che si esprimono attraverso un lavoro fisico-emozionale usando la parola con testi Nietzsche, Fernando Arrabal, Jodorowsky, Pierre Louis, Lorca e Fernando Vallejo.   Spettacolo concettualizzato nella linea del Danza-teatro-Performance che ci porta ad un mondo dissociato e profondamente critico della sessualità, la religione e la società. Tre interpreti danno vita a questa famiglia diretta per l'atteggiamento dittatoriale di un padre che ha allevato i suoi figli isolati dal mondo reale e che si comunicano con codice investiti ai normali della società. Nella vacca di molti colori quello transito sonoro è attraverso una selezione musicale che va da musica medievale fino a Gli Amici Invisibili passando per Janis Joplin. L'universo dei testi ed i movimenti esigono un alto compromesso interpretativo da parte dei suoi membri È questa opportunità l'elenco sarà conformato per le ballerine Margarita Morali, Carolina Wolf,

 

l'attore Fernando Garantón e per Miguel Issa riconoscente direttore venezuelano che ritorna alle tavole dopo 12 anni. Come Issa che è ricordato per la sua intensa partecipazione interpreti in distinte edizioni del Festival di Giovani Coreografi e nella compagnia Azione Collettiva tra gli anni 80 e 90 e direttore artistico della compagnia DRAMO si ritrova nuovamente col lavoro fisico quello che gli permette di riflettere sulla memoria del corpo ed al riguardo ci commenta:  È stato una straordinaria esperienza lavorare con Roberth, primo lasciarmi portare senza dirigere, dopo ritrovarmi con un lascito corporale che mantengo ancora ed inevitabilmente ricordare insieme i miei inizi a Luis VianaLídice Abreu, Leyson Ponce ed ovviamente Julie Barnsley. Ugualmente passare alla condizione di interprete dopo tanto tempo mi dà una nuova visione e riflessione su entrambi i ruoli quello di direttore-creatore e quello di essere diretto.    Ugualmente lavorare vicino a Fernando, Carolina e Margarita è molto gratificante perché sono i miei compagni di scena ed abbiamo un stesso compromesso come interpreti.Aramburo commenta:  "Questa è una curiosità che mi è detonato nella mia gioventù per il dubbio di quello che è la religione e la famiglia. Dubitare ed arrivare a riflettere che quello non è la strada corretta e mettere in vassoio la mia critica al riguardo. I testi di Fernando Vallejo "La Prostituta della Babilonia" e "Così parlo Zaratustra" e "L'Anticristo" di Nietzsche giurisdizione testi che fui redigendo perché sapeva che in qualche momento potevi usarli e questa l'opportunità."Fué un processo che andò via costruiscono della linea che sto sviluppando da Danza-teatro sorge l'opportunità da lavorare con l'artista plastico Edward Parú che finì di dare il tocco performático   che aveva bisogno dell'opera in un tramonto minimalista dove i disegni realizzati dal vivo serviranno da scenografia virtuale. Aramburo si sdebitò come ballerino nel Balletto del Teatro Teresa Carreño arrivando ad essere Solista Principale la sua incursione nell'arte coreografica cominciò nell'anno 2011 e le sue opere sono state presentate in Russia, USA, Uruguay, Perù e Panama. La Vacca di molti colori è una produzione di Il Produttore C.A. e Teatro di La Penombra con l'appoggio della Fondazione Compagnia Nazionale di Danza. 

 

Nymphomaniac

in crisi semantica…

Questo lavoro teatrale disegna una linea sottile  tra  la parola (semantica) e l’azione (il moto), una linea troppo sottile  che alla fine diviene invisibile.Nymphomaniac   messo in scena al teatro l’Aura di Roma , non convince,  non ci cattura, un elaborato a cui è mancata la consueta cura che  l’autore, il drammaturgo Alex  Cantarelli ci aveva abituato; egli  quasi dimentica che il teatro è anche spazio di coinvolgimento dinamico. Tutto è escluso,  anche scenograficamente,  proprio ponendo un velo alla realtà dello spazio scenico, una  non comunicabilità ottica, qualificando la realtà quale elemento accessorio secondario, pertanto coperto da  scarni lenzuoli. Ciò che egli propone è  l’esclusiva attenzione alla parola.

 Un lungo monologo affidato alla protagonista , una brava Annabella Calabrese,  che  con fatica  tenta di  propinare  dissertazioni filosofiche miste a scarna psicologia. Tutto  si sovrappone all’interno di una elucubrazione  dialettica,  che vorrebbe esplorare una dimensione senza approdare a  nulla,   si  aprono vari discorsi  che non  propongono  alcuna  direzione.

 Alex  non  è interessato allo scandalismo come il regista  Lars von Trier, da cui  coglie lo spunto ma ne prende le distanze, ad egli interessa di più la parola  dando ad essa il ruolo preminente, non per generare un ipotetico dialogo con il pubblico, anzi egli  se ne dimentica completamente, propone  il suo monologo  come dato non discutibile,  non vuole indagare sulle   proprie affermazioni, non ama il controcanto, aborra  la maieutica socratica, si perde  sul  teorema del  consumismo organico,  la protagonista  si auto ri-genera  nel numero dei rapporti , non per qualità ma per quantità,  proponendo   l’idea che il possesso di più  elementi  dia maggiore libertà  della scelta degli elementi medesimi.  In questo calderone di acquisizioni sensoriali  può rientrare tutto ciò che le mode ci propongono dal  bondage alla catarsi religiosa. Un peccato di auto-glorificazione nel voler  essere intellettuali a tutti i costi. Era più convincente  il grande Petrolini quando cantava..tutti ar mare a mostrà le chiappe chiare…

Certo non tutte le ciambelle  riescono col buco… ma questa  non ha neanche lievitato,  sembrava più una frittella.

 

 

Giacomo Piccoli

 

Il concerto del Duo Perfetto tenutosi presso la “Camera Musicale Romana” si è distinto per un insieme di brani di primissima qualità, eseguiti con magica maestria dai due musicisti, la pianista Clorinda Perfetto ed il violoncellista Robert Witt che hanno espresso i loro  virtuosismi regalando alla sala numerose vibrazioni fatte di perfette suggestioni sonore e donando al pubblico epidermiche percezioni in una piacevolissima serata musicale.

 

 

 

Un’esperienza squisita che ha assolto il ruolo supremo di toccare l’anima di chi si pone in ascolto. I due bravi esecutori hanno trasmesso vero benessere ancestrale presentando testi estremamente accattivanti,  Il fulcro del programma della serata  si è incentrato sopra tutto  sulla suggestione generata dalle opere del russo Nikolai Kapustin che è stato eseguito splendidamente. Brani non certo facili da svolgere, di indubbia complessità tecnica, dove risaltano influenze classiche e jazz,  ma le mani della pianista Clorinda Perfetto hanno danzato generando musica in una connessione logica e naturale  con lo strumento stesso ed in perfetta fusione con il violoncello suonato in modo superlativo dal bravo Robert Witt.

 

 I brani eseguiti sono stati: la Sonata in sol minore per violoncello e pianoforte op. 65 e Introduzione e polacca brillante in Do maggiore op. 3 di Fryderyk Chopin. Poi Sonata n. 1 per violoncello e pianoforte op. 63 di Nikolai Kapustin, infine Porgy and Bess Suite (trascrizione di Jascha Heifetz) di George Gershwin. Il Duo Perfetto di recente ha vinto il primo premio assoluto al Concorso Tim, il torneo internazionale di musica.

 

 Un cocktail musicale dal gusto raffinatissimo, espresso dai  due esecutori con un dialogo sonoro non privo di giochi,ironie, virtuosismi e poeticità, che hanno saputo toccare livelli di particolare interesse, alla fine lo spazio scenico è stato interamente pervaso dal loro qualitativo talento. Numerosi e ripetuti gli applausi.

 

 

Giacomo Piccoli

 

Un pizzico di Musica

 

Roma, alla  VIII Stagione Concertistica di Musica ai SS. Apostoli a cura della Camera Musicale Romana, sotto la Direzione artistica di Elvira Maria Iannuzzi, si è svolto  il concerto “Un pizzico di Musica” eseguito dal MelisMandolin Quartet, una formazione nata nel 2013, un ensemble a plettro, ovvero un gruppo strumentale composto da mandolini, mandole e chitarra.

 

Gli esecutori si sono distinti per un’interpretazione rigorosa dei temi proposti, distinguendosi per un’ottima capacità interpretativa, con una espressività  tecnica  di assoluta ricchezza, sempre all’altezza delle partiture e donando al pubblico un insieme musicale particolarmente suggestivo. 

 

Il gruppo formato da Salvatore Della Vecchia, mandolino, Carla Senese, mandolini, Marcello Smigliante Gentile, mandola e mandoloncello, Riccardo Del Prete, chitarra; hanno eseguito le  musiche di Edoardo Mezzacapo Andante et Polonaise / Raffaele Calace  Ouverture Genova / Serenata Malinconica / Danza Spagnola / Federico Mompou Cançon y Danza VI / Antonello Paliotti Vals con variazioni Preludio e Vals venezoelano n. 10363 / Sergej Rachmaninov Vocalise / Isaac Albéniz Asturias / Salvatore Della Vecchia Tarantella della costa d’Amalfi.

 

La MelisMandolin Quartet ha dimostrato in questo concerto una grande sicurezza esecutiva, non priva di espressività virtuosistiche,generando un insieme  musicale estremamente godibile appagando le attese del pubblico, che ha risposto con  generosi e meritatissimi  applausi.

 

 

Un libro con all’interno un dvd  audiolibro, video arte e foto. Realizzato dalla AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica

 

Iniziativa nell’ambito del Progetto Nazionale di Teatro in Carcere DESTINI INCROCIATI con il contributo del Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo/Direzione Generale Spettacolo, ai sensi dell’articolo 43, Promozione/Progetti di inclusione sociale. Iniziativa promossa in Rete con altri organismi aderenti al Coordinamento Nazionale di Teatro in Carcere, avendo come soggetto capofila l’Associazione teatrale Aenigma“. Ambientazione audio curata da Simone Pizzardo.

 

Squisita operazione culturale quella presentata da  Vito Alfarano, apprezzato coreografo / danzatore del gruppo Alpha ZTL Compagnia d’Arte Dinamica, nella realizzazione dell’audiolibro -video PETER PAN E L’ISOLA DEI SOGNI,  musicato al piano e accompagnato da suoni e rumori (rumori reali di un carcere) che danno vita all’insieme del racconto e che introduce  l’ascoltatore nell’isola dei sogni, una riscrittura della fiaba originale di J.M. Barrie, elaborata  dai detenuti della  Casa circondariale  di Brindisi che interpretano attraverso la lettura parti  della fiaba originale.  L’ elaborazione video è   dedicata alla Peter Pan  Syndrome ovvero, come scrive lo stesso autore: “La maggior parte dei detenuti in carcere si ritiene innocente e in quanto tale non ammette le proprie responsabilità. L’innocenza ci riporta all’essere fanciulli. Gli adulti che si rifiutano di crescere non si assumono le proprie responsabilità e si dice siano colpiti dalla Sindrome di Peter Pan. Dentro o fuori le sbarre la favola ci fa evadere dal quotidiano e ci riporta all’età dei fanciulli. Disarmante e immediata ma mai frivola”.  Realizzato  con grande entusiasmo dalla Compagnia  Teatro Aenigma sotto la direzione artistica dello stesso Vito Alfrano  definirei questo audiolibro un elaborato delicatamente poetico e profondamente  incisivo, realizzato con la naturale spontaneità recitativa dei protagonisti in un desiderio di auto-rappresentarsi entro un luogo necessariamente circoscritto. Espressione di un  anelito verso un  habitat  senza muri, aperto all’espressività di ognuno.  Questa operazione ci  introduce in una dimensione parallela alla nostra e come ebbi modo di scrivere, in un mio precedente articolo: “…Il carcere è un microcosmo ove  si ri-determinano le regole  generali del mondo in un quasi impossibile dialogo tra gli umani, provvisoriamente spezzato dalle leggi ma se si crea nel  detenuto la volontà al proprio recupero, allora diviene anche facile  credere che i valori intellettuali, artistici, sono comunque patrimonio genetico  nell’essere, qualsiasi sia  la sua sorte sulla terra . Buoni istinti assopiti  pronti al risveglio. Quando il desiderio del gioco creativo  si manifesta,  il riscatto è già avvenuto. Quindi  è di nuovo possibile  una concezione  di  libertà non come fuga  ma come acquisizione di una diversa percezione coscienziale .  Il mal-vivente  si svincola dalla   propria condizione di   prigionia per  riappropriarsi di  una dimensione creativa insita nella propria ludica concezione di  realtà desiderata…”

 

Al regista-coreografo Vito Alfrano ed a tutta la compagnia del Teatro Aenigma auguro un meritato successo. L’Audiolibro è patrocinato dal Comune di Brindisi ed   illustrato  dalla scrittrice Alessia Coppola, accompagnato da un dvd contenente il  video e varie  foto,  tradotto anche in lingua inglese.  Le voci sono di Marcello Biscosi e Norman Douglas Harvey le musiche originali di Nicola Rigato, l’audio di Simone Pizzardo, Angelo Schettino percussioni. Hanno collaborato: Alessia Coppola per le illustrazioni; Silvio De Vito per la traduzione; Marcello Biscosi, Pino Corsa e Norman Douglas Harvey, per la voce; Pietro Cinieri,  riprese e montaggio di Vito Alfarano, Roberta Delli Ponti, Anna Maria Fumarola per le foto. Il video è stato proiettato lo scorso 7 novembre a Roma al MED Film (Festival del Cinema del Mediterraneo), tra i Festival di cinema e video tra i più importanti al mondo.

 

Info: VITO ALFARANO info@alphaztl.com 

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I DUBBI FANNO PARTE DEL GIOCO

 

I dubbi fanno parte del gioco…, le due attrici in scena danno vita ad una ottima  pièce teatrale,  giocando  con  espressioni vocali è sonorità, fondendo le note tra gridolii e canto. Articolazioni verbali quali espressioni  dalle singole  parti del corpo cioè  ossa e viscere, che vogliono comunicarci  un insieme  filosofico-poetico. Un immaginario megafono degli  stati d’animo conseguenti, espressi con voci in risonanza e note tese a declamare  risposte-non risposte;  oppure un insieme di  risposte contrastanti. La contraddizione  che ne scaturisce è però insita nell’esistenza.  In realtà la scintilla, in una semplice lampadina, è il frutto di due polarità contrastanti, un cortocircuito che determina la luce. Così la contraddizione porta ad un insieme di conflittualità da cui alla fine ne può scaturire l’illuminazione.  La mente ed il corpo non si accettano a vicenda, ma INDICIBILMENTE  non possono fare a meno l’uno dell’altro. Questo lungo processo di, negazione e riconoscimento, di annullamento ed autoaffermazione,  sembra portare verso la comprensione del perché siamo,  ma la risposta non la sapremo mai, confusi nelle tante possibili, immaginifiche risposte.  Le viscere continuano però, imperturbabili,  il loro iter lavorativo quotidiano, oltre i nostri dubbi.   A dar forma e valore all’insieme non resta perciò che la poetica.  Le due artiste, si  fondono perfettamente tra loro, con un   indubbia capacità creativa,  generando uno spettacolo pieno di brio. Tiziana Tiberio, cantautrice  e Marzia Ercolani, attrice e co-autrice portano in palcoscenico uno spettacolo piacevolissimo sostenuto da un contrappunto sonoro eccellente. A dar loro sostegno c’è  Egidio Marchitelli, che ha curato il tessuto musicale della messa in scena, esprimendo con professionalità le proprie capacità di musicista e arrangiatore in  suggestivi effetti armonici.   Le incisive sonorità sono composizioni di Tiziana Tiberio, che a scritto anche  i testi  di molte canzoni.  Marzia Ercolani  interpreta alcune canzoni con grande bravura, dominando con la propria personalità il palcoscenico. Un ottimo connubio che da forma  nell’insieme a  tre perle veramente rare.

 

Applausi meritatissimi all’HulaHoop club di Roma

 

Nel mare di un dialogo impossibile

 

Come per omerica memoria il moderno Odisseo si dibatte nelle proprie insicurezze esistenziali, vittima,  ma anche artefice, del proprio tormentato destino. Cibo per intellettuali esigenti, lo accompagna per tutto lo spettacolo la brava Gloria Carovana che di volta in volta  interpreta i ruoli immaginifici di Nausicaa, di Polifemo di Penelope ecc. Questo frequente cambio di personalità potrebbe  far pensare ad un disturbo borderline della protagonista femminile, rischiando di  disorientare lo spettatore disattento, ma in realtà,  questo escamotage è una soluzione ingegnosa da parte del drammaturgo Alex Cantarelli, che è riuscito, con due soli attori a rendere più dinamiche le scene.  Trovandoci a rileggere con l’occhio moderno l’antica tragedia ci accorgiamo di quanto, l’aver  attualizzato i dialoghi con  sfaccettature quasi da Pop Teater abbia valorizzato ancor di più il testo che di per se  rischiava di essere farraginoso e poco fruibile.

Il moderno Ulisse (come l’antico eroe)  naviga a vista, tra la nebbia le tempeste e la bonaccia, tra ipotetici passaggi in moderni metal detector, squilli di telefono, la casa, il lavoro, il figlio, una famiglia in perenne attesa, mentre egli vive immerso nelle vicissitudini interiori che contrastano con la banalità quotidiana,comunque soggetto alle lusinghe di una Circe simbolicamente emblematica che prospetta nuovi schemi comportamentali.

Bravi gli attori che sono riusciti a destreggiarsi dentro una narrazione dal sapore intellettualistico, ma ricca di spunti e  intuizioni, di buonissimo livello, Alex Cantarelli è un consumato scrittore, proveniente da una ottima esperienza professionale e che ha volutamente proposto un tessuto  linguistico  rivolto ad un pubblico maturo, elittario.

 

Ma anche il testo di Omero non è mai stato estremamente fruibile se non per la banale versione dell’Ulisse di Mario Camerini  con un  Kirk Douglas in piena forma fisica .  Il bravo attore Pavel Zelinskiy mostra meno i muscoli, fa meno mito, è più arrendevole, è più casalingo, ma è decisamente più umano.


 

Fase R.E.M.

 

 Le “pitture coreografiche” di Giuliana Maglia

 

al Teatro Trastevere

 

Corpi che danzano e si autorappresentano quali archetipi  onirici , ma ben  oltre la rigidità di uno schema “scientificìsta”  tra psicoanalisi e imbecilli tecniche neurologiche  che fissano l’umano in “etichette meccanicistiche” (tra fase NREM e fase REM) la coreografa GIULIANA MAGLIA per fortuna sa andare oltre trovando spunti creativi puramente “artistici” tra estetica della forma e rappresentazione estetica del suono, in perfetta fusione con l’espressività  del corpo; ma non solo,  la coreografia d’insieme si avvale di piccole  ed interessanti invenzioni sceniche che hanno arricchito l’azione generando uno spettacolo che ha assunto un valore proprio, quale “opera emblematica tra realtà tangibile e iper-realtà onirica in una rappresentazione teatrale di buonissimo livello”. Non solo danza, ma veri e propri “fluidi ancestrali sulla scena”.

 

 

 

 Molto ben amalgamate le danzatrici che hanno saputo dar vita al lavoro: ELISA CARTA CAROSI, LAURA DI BIAGIO, GIUSY PIZZIMENTI  ovviamente GIULIANA MAGLIA   ed il bravo MATTEO  GENTILUOMO; un ottimo insieme messo in scena al TEATRO TRASTEVERE (in via Jacopa Dè Settesoli in ROMA) dalla compagnia ECHOES  . Speriamo di rivederli presto.

 

Giacomo Piccoli

 

La poliedrica Giada Maria Zanzi ha messo in scena presso la Sala Eventi a San Lazzaro di Savena (Bologna) Les contes d'Hoffmann di Jacques Offenbach inventore dell’operetta. Una suggestiva rappresentazione che fa onore a questo famosissimo autore tedesco che ebbe grande successo in tutto il mondo. Parte della stesura della favola si deve allo scrittore Michel Carré, con cui Hoffmann aveva spesso collaborato.

Con una  scenografia minimalista molto ben concepita che ha volutamente escluso i fronzoli barocchi per concentrandosi più tosto sul gioco scenico dei personaggi, l’attenzione del pubblico è stata catturata da una recitazione naturalissima, fatta di comunicatività allegra, gradevole, non scevra degli aspetti classici della  Romantik ensembles prediletti dall’autore.  Le partiture musicali proposte in questa operazione esprimono appieno la grande creatività musicale di Hoffenbach ridando vitalità ad un operetta singolare e tra le più amate dal pubblico.

La storia tutti la conoscono, Il giovane poeta Hoffmann si innamora della cantante Stella, che però non è interessata a lui. Interverrà la Musa della Poesia, con le sembianze dell' umano Nicklausse a ridimensionare Hoffmann, che vorrebbe smettere di scrivere poesie per dedicarsi interamente all’amore. Hoffmann rimembra i suoi trascorsi sentimentali, sopra tutto le tre donne di cui era stato precedentemente  infatuato. Egli è ignaro di essere protetto dalla Musa della Poesia vede solo l'amico di sempre (Nicklausse), che gli ricorda il viaggio a Venezia dove rimase suggestionato dalla coinvolgente Giulietta. In realtà adpeta di un perfido mago di nome Dapertutto: uno stregone sempre giovane che fa  vedere  solo le ombre ed i riflessi dei viventi. Giulietta tenterà di rubare l'anima di Hoffmann, ma egli viene salvato fortunosamente da Nicklausse.

Dopo questo trauma del passato, Nicklausse spera che Hoffmann si dimentichi di Stella, dedicandosi di nuovo alla poesia. ma il poeta è convinto di amare davvero Stella. Nicklausse allora lo aiuta a ricordare che una volta si era innamorato di una bambola, Olympia, un essere meccanico che smette di funzionare dopo aver incontrato Hoffmann e Nicklausse. Difficile credere che ci si possa innamorare di un automa con la carica a molla, ma Hoffmann  è comunque certo di conoscere l’amore, rimembra la sua intensa storia emotiva con  Antonia, ma Nicklausse gli ricorda che la sua storia con Antonia ha avuto risvolti angosciosi, perché l’amore fatto di sola felicità non esiste, oltre tutto la poverina morì dopo aver cantato, pur sapendo che il suo canto le avrebbe procurato la morte, essa aveva infatti la stessa malattia della madre, la malattia del canto. Hoffmann è cosciente che l’amore per Stella deve ancora maturare, pertanto riprenderà a scrivere per donare i suoi scritti all’umanità rendendo omaggio alla Musa della Poesia.

Questa operazione culturale molto suggestiva è stata realizzata  dall’Associazione SOL OMNIBUS LUCET  gestita con estrema professionalità da Giada Maria Zanzi, soprano e regista di questo spettacolo. La Zanzi ha dimostrato di avere non solo fiuto musicale nella scelta  del testo, ma anche una squisita capacità organizzativa, regalandoci  un’ora di piacevolissimo spettacolo.

I principali brani eseguiti sono stati,: il duetto Barcarolle, l'aria di Olympia "les oiseaux dans la charmille" e l'aria di Antonia "Elle a fuit, la tourterelle”. I personaggi sono stati interpretati da: Il poeta Hoffmann - LORENZO BERNINI Nicklausse / La Musa - LISA HUIYING ZHAO Giulietta / Antonia - MARTINA BACCOLINI La bambola meccanica Olympia - GIADA MARIA ZANZI.  Al pianoforte il Maestro FABIO LUPPI.

 

Giacomo Piccoli

Un lavoro di qualità

Gradevolissimo spettacolo quello messo in scena al Teatro L’Aura, complici l’attrice LAURA MONACO in un provocatorio e simpatico intreccio, stile commedia anni ruggenti,  come nei più classici repertori del  Chamaleon-Varietè  o "Slapstick", cioè un teatro degli equivoci guarnito  di imprevedibili  colpi di scena  ed  accompagnato in preludio da unoSwing Jazz  italianizzato  nelle canzoni del famoso  Trio Lescano,   con una scenografia  ben curata dove (dico grazie anche da parte di tutta la nostra redazione)  fa bella mostra una bellissima piantana-arcolaio, inserita in un gustoso arredo (e costumi) in stile Art Deco, una deliziosa  ricostruzione  dell’era in cui si ballava il Charleston  e dove finalmente si vedevano per la prima volta le gambe delle donne, grazie alle minigonne  (invenzione poi ripresa dalla stilista Mary Quant nei successivi anni sessanta)  con la possibilità per le medesime di fumare in pubblico. Innovazioni che comunque  si trascinavano  dietro il retaggio delle famose case chiuse  dove i francesismi  imperavano a partire dalle tenutarie di bordello che  venivano chiamate Madam.  In questa dimensione storica,  molto bel costruita, si svolge  tutta la vicenda, due atti all’interno di una  “casa chiusa”  molto, molto particolare, dove tutto sembra avvenire causalmente… ma non per caso! Nello spettacolo CHE CASINO LA MEMORIA prende forma  una storia assai articolata e ben  recitata in  un accattivante full immersion intorno ad un epoca che ha portato (nel male e nel bene) ad esprimere la cultura di massa veicolata dalla radio e dalle nascenti mode. Non manca ovviamente il colpo di scena finale, come nello stile del periodo storico descritto,  arricchita da simpatiche e divertenti gags  che fanno risaltare  in modo ironico  una rilettura del passato senza cadere nelle melanconie ma semmai  mettendo in luce  gli aspetti più bonari della natura umana.

Il tutto si conclude tra gli innumerevoli applausi ed in sottofondo  il famoso Maramao perché sei morto  in unrag time nostrano, delizioso e da riascoltare. Arriva anche  la legge Merlin, che chiude definitivamente  le “case chiuse” concludendo  un epoca e tante stravaganti vicende umane.

 

Bravissimi gli attori Helene Olivi BorgheseMichele CarnevaleMarco Lupi, superlativa la Laura Monaconelle vesti… anzi sottovesti, guarnite di immancabile Guêpière di una co-protagonista, spiccatamente lucida ed ironica. La regia è stata curata da Rossella Serrato, il testo scritto dalla poliedrica Laura Monaco. Un ottimo lavoro ben realizzato.

 

Il sogno di Sasaki all’Auditorium Massimo Freccia di Ladispoli

 

Un omaggio alla bambina Sadako Sasaki  colpita dalle radiazioni  della bomba atomica e morta successivamente presso l’ospedale di  Hiroshima,  che realizzò  con la tecnica dell’ ORIGAMI mille Gru, uccello simbolo della vita. La sua speranza non era solo di guarire se stessa ma di salvare il mondo,  un gesto di pace raffigurato nella realizzazione appunto di mille Gru di carta.

 

Tema delicatamente suggestivo che il Mandala Dance Company e l’ottima professionalità di Paola Sorressa curatrice della regia e della coreografia,  ha portato in scena esprimendo un ottimo sviluppo delle dinamiche, evidenziando accuratamente il coinvolgimento emotivo  che deriva dalla delicata storia di Sadako.

 

Questa rappresentazione si distingue per un esecuzione stilistica di tutto rispetto, che propone qualità di percezioni visive e suggestioni musicali perfettamente inserite nel  quadro d’insieme. Il commento sonoro con le musiche originali di Claudio Scozzafava  eseguite al violino dal bravo Corrado Stocchi, valorizzano ulteriormente lo spettacolo. Un plauso a tutta la compagnia di danza anche se ho notato qualche  breve “incertezza” in alcune sequenze sceniche, che comunque nulla tolgono alla qualità  ed all’impegno dimostrato, che nel suo insieme appare abbastanza convincente.

Realizzazione a cura dello Spazio Performativo Agorà – Ladispoli, Centro di Arte e Cultura – Città di Ladispoli, Opificio in movimento – Roma e La Scatola dell’Arte – MIBACT, Comune di Ladispoli, RP Consulting, Peace One Day, European Choreographic Organization e Mandala Dance Company. Ufficio Stampa: Concetta Pellegrino

 

Festival Internazionale de  L’Architasto: il Clavicembalo  X Edizione

 

Artisti del panorama musicale internazionale si avvicenderanno durante il Festival, anche quest’anno per la direzione artistica di Chiara Tiboni.

 

Sabato 21 ottobre ore 18,30:  “Anchor che col partire” Marie Stockmarr Becker, viola da braccio / Gunnhild Tonder, clavicembalo  

 

Programma:  Giovanni Paolo Cima (1570-1622)  Sonata Prima / Diego Ortiz (1510-1570) Recercada Ottava / Recercada Secunda sobre 'O felice occhi miei' / Improvisation – Canario Antonio de Cabezón (1510-1566)/ Cipriano de Rore (c. 1515-1565)  Ancor che col partire / Giovanni Bassano (c.1561-1617)  Ricercare Prima / Riccardo Rognoni (1550-1620)/Cipriano de Rore (c. 1515-1565) / Anchor che col partire / Francesco Rognoni /Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594) / Vestiva i colli / Johann Schop (1590-1667)/John Dowland (1563-1626) Lachrimae Pavaen (flow my tears) Michelangelo Rossi (ca. 1601/1602 – 1656) / Toccata settima /Improvisation – Ciaccona / Diego Ortiz (1510-1570) Recerada Segunda from Tratado de Glosas

 

Domenica 22 ottobre ore 18,30:  Evangelina Mascardi - liuto barocco - Cezar Mateus, New Jersey, 1999 / “Evangelina Mascardi è considerata una tra i migliori liutisti attivi nel panorama concertistico internazionale per la maturità interpretativa, la prodigiosa ricchezza del suono e la non comune solidità tecnica.”

 

Programma: Johann Sebastian Bach (1685-1750) Preludio BWV 86, Menuet BWV Anhang 132, Gavotte I-II BWV 1068 / Sylvius Leopold Weiss (1686-1750) Sonata in la minore
Prélude, Allemande-andante, Courante, Bourrée, Sar
Johann Sebastian Bach A bande-andante, Menuet, Presto Suite BWV 1006° / Prélude, Loure, Gavotte en Rondeau Menuett I -Menuett II, Bourrée, Gigue

 

 

Biglietteria: POSTO UNICO: Intero 10,00 euro / Ridotto 8,00 euro / Servizio di prenotazione GRATUITO

 

Una sequenza di canzoni gospel eseguite con estrema professionalità hanno incantato il pubblico suggestivamente,  coinvolto da attimi di pura spiritualità. Autori di questa magia sono gli Harmony Gospel Singers   un gruppo musicale tra i più raffinati  esecutori del genere gospel.  Il repertorio presentato a Roma ha compreso brani gospel tradizionali e contemporanei, alcuni composti dalla direttrice Stefania Mauro e da alcuni  musicisti del gruppo, che attualmente  si compone di 30 elementi.

 

Lo stile gospel nasce come canzone corale spiritual negli anni trenta e venne adottata nel sud degli Stati Uniti d’America determinando una perfetta   fusione tra  musica nera e musica bianca, ispirata   dai canti corali metodisti e dai canti spontanei degli schiavi agricoltori.

 

Gli  Harmony Gospel Singers  hanno vinto ben due Akademia Music Awards a Los Angeles (USA) come Miglior Brano Gospel con i loro due inediti “The Spirit of Love” (2015) e “Up” (2016) e sono  il coro gospel italiano che ha effettuato più concerti all’estero . Stefania Mauro è la direttrice di questo coro, diplomatasi alla Royal School of Music di Londra (Regno Unito). Il gruppo si impone per una sensibilità interpretativa che  penetra in fondo all’anima generando  straniamento e partecipazione anche nei cuori più aridi. Una contaminazione  suggestiva che spinge il pubblico a far egli stesso parte del tessuto musicale proposto. Una presenza  nella capitale  che non poteva di certo  mancare   dopo  i vari tour  in giro per il mondo, Questo evento segna quindi un fiore all’occhiello per il teatro L’Aura di  Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo il grande successo di pubblico e di critica ottenuto nel tour italiano del 2013 e le date internazionali ad Edimburgo, a Parigi, a Guadalajara, ed in forma concertistica, a New York e Los Angeles, l’opera pop Siddhartha The Musical riprende il suo tour mondiale con nuove date di grande prestigio, in Germania, a Monaco di Baviera Deutshes Theater 12 settembre 2017, ed in Messico (Città del Messico Teatro Molière 31 agosto ed 8 ottobre 2017; Guadalajara Teatro Moncayo 11 – 22 ottobre 2017).

 

Le musiche coniugano echi della antica cultura indiana e sonorità più contemporanee e, insieme alle scenografie e alle maxi proiezioni, avvolgono gli spettatori in un’esperienza multisensoriale.

 

Lo spettacolo è stato in scena a Milano, dal 2 febbraio 2017, al Linear Ciak. Nella nuova versione Internazionale, con nuove scenografie, nuovi costumi e nuove coreografie, è pronto per affrontare il tour, in lingua italiana e spagnola.

 

Soddisfatta la Produttrice italo-messicana Gloria Grace Alanis, imprenditrice e modella, orgogliosa delle richieste internazionali dell’opera.

 

Silvia Arosio

 

 

Un iniziale flashback posto alla prima scena di questo dramma introduce immediatamente lo spettatore all’interno di una tragica vicenda, affrontata dall’autore, Gennaro Francione, con coraggio drammaturgico.

 

Tutto inizia con l’uccisione della moglie fedifraga, trovata tra le braccia dell’amante, dopo il susseguirsi di lettere anonime, pettegolezzi e un prematuro nascituro, eventi che spingeranno il protagonista verso la follia omicida, questa scena si ripete nel finale, che si concluderà con il processo.

 

Il dramma del doppio tradimento subito, (dalla moglie e dal suo migliore amico) è anche alla base di un singolare giudizio di assoluzione da parte del giudice, che condannerà l’amante, assolvendo l’omicida (comunque già duramente provato dalla guerra) generando nello spettatore moderno ambigui stati d’animo e perplessità; ma il valore di una condanna varia sulla base del periodo storico in cui è espressa, poiché giudizi morali e consuetudini sociali variano costantemente adattandosi ai tabù supinamente accettati dalla società, di epoca in epoca.

 

Un assemble corale che ha rischiato di  generare un racconto poco fluido, ma l’autore è riuscito comunque a snellire l’ingarbugliato dramma (in due atti) con un buon  apporto canoro e danzante, sollevando  non poco lo spettatore dai patemi esistenziali e dalle conflittualità irrisolte. Molto Bravi i danzatori ed i ragazzi del gruppo Rap e molto convincenti la violinista e la cantante.

 

Ottima la selezione delle musiche, bravi i protagonisti.

 

Giacomo Piccol

 


La sua originale idea per la regia dell’opera lirica “La Traviata” di Giuseppe Verdi trasporta lo spettatore nel mondo onirico di Salvador Dalì. La commissione, presieduta dalla autrice, regista e attrice Maria Gabriella Giovannelli, ha ritenuto di doverle conferire il primo premio con la seguente motivazione: studio meticoloso per una messa in scena della Traviata di Verdi ispirata al mondo surreale di Dalì. La costruzione della regia conduce lo spettatore nello sviluppo della storia accompagnandolo con una scenografia simbolica che progredisce disignificato. L’ambientazione, trasposta negli anni 30 nei costumi, suggerisce l’eleganza e il fascino non immune da possibili e improvvisi cambiamenti che mirano a far capitolare nella vertigine dell’inconscio. Una buona progettazione dove si deduce una particolare attenzione per lo studio drammaturgico di spazio e costume in naturale simbiosi e l’idea di regia è argomentata in maniera convincente. Dottoressa in Arti dello Spettacolo, si è formata con registi internazionali quali Gianfranco De Bosio, Lorenzo Mariani, Willy Decker, Marina Laura Bianchi presso la Fondazione Arena di Verona, l’Opera di Roma e il Maggio Musicale Fiorentino. Ha lavorato come assistente alla regia e direttore musicale di palcoscenico in diverse produzioni tra le quali Pollicino di Henze al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano e L’Elisir d’Amore di Donizetti al Teatro Fedele Fenaroli di Lanciano. Attualmente collabora con l’Associazione Musicale Tito Gobbi, nata in onore del celebre baritono che cantò con Maria Callas, per la produzione sempre di L’Elisir d’Amore le cui recite si terranno nel maggio prossimo presso il Teatro Orione di Roma e il Flavio Vespasiano di Rieti.
Per saperne di più della giovane vincitrice:
http://www.abruzzoinvideo.tv/blog/Concorso-Europeo-di-Teatro-Vince-LA-TRAVIATA-di-Francesca-Salvatori/4704

CONTATTI:   artpediaitaly@yahoo.it

 

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